La prossima pandemia potrebbe arrivare dai ghiacci
Lo scioglimento del Permafrost potrebbe liberare virus e batteri intrappolati nel ghiaccio da secoli. Causando nuove pandemie globali.
Yamalo-Nenetsk, Siberia settentrionale. Nel 2016 un bambino siberiano di 12 anni muore misteriosamente.
Il ragazzino proviene da una famiglia di allevatori di renne e poco dopo si scopre con orrore che la causa della sua morte si è risvegliata dopo decenni: era rimasta nascosta tra i ghiacci per così tanto tempo che si credeva fosse ormai scomparsa.
Ebbene sì, la causa della morte del bambino è l’antrace: Denis è morto dopo aver mangiato carne di renna infetta. Ma l’ultima epidemia risale al 1941 e il bacillo dell’antrace non si diffonde così facilmente.
Com’è potuto accadere tutto questo?
Vi ricordate la famosa estate di “caldo record”? Ecco.
Il batterio, che in Siberia rimane nello strato di ghiaccio permafrost, si sarebbe “risvegliato” per lo scioglimento dello stesso a causa delle alte temperature che hanno raggiunto nella zona anche i 35 gradi. Alcune spore quindi si sarebbero liberate e sarebbero state trasportate nell’aria dal vento.
Causando la morte di migliaia di renne e, ahinoi, anche di persone.
Forse per te che leggi è scontato, ma lo scioglimento del permafrost è una faccenda seria: questo strato di ghiaccio racchiude diverse sostanze nocive per l’ambiente e nuove ricerche hanno confermato che il carbonio viene liberato più velocemente con l’aumentare sempre più rapido della temperatura globale. A causa della inaspettata velocità in cui si sta riscaldando l’Artide e la preoccupante facilità con cui il ghiaccio sciolto poi nuoti e si diffonda nell’ambiente polare, i ricercatori sospettano che per ogni grado Celsius in più, il permafrost potrebbe rilasciare in una sola volta la stessa quantità di carbone, petrolio ed emissioni di gas naturale che verrebbe liberata normalmente in 4-6 anni.
È esattamente il triplo della quantità di emissioni prevista dagli scienziati nel 2015.
In poche parole, più carbonio emettiamo a causa dello scioglimento dei ghiacci, maggiore sarà il surriscaldamento della Terra. Che causerà un ulteriore scioglimento scioglimento del permafrost. Che… Beh, hai capito come va avanti.
Per agitare anche gli animi meno sensibili, possiamo riassumere affermando che se non limitiamo l’uso di combustibili fossili, il permafrost potrebbe essere una fonte di gas serra tanto grande quanto lo è oggi la Cina, la nazione più inquinante di questi anni.
Ma se i carboni fossili e l’antrace possono sembrarti qualcosa che non ti tange così tanto da vicino, forse potrebbe preoccuparti di più il tema pandemie.
La parola non ti è nuova, vero?
La terra congelata del permafrost è l’ambiente ideale dei batteri, che vengono conservati come in un enorme freezer per milioni di anni. Ciò significa che quando il ghiaccio si scioglie vengono liberati non solo i combustibili fossili, ma anche la fonte di malattie che credevamo ormai estinte da secoli.
Lo conferma anche il bioinformatico Jean-Michel Claverie, che insieme a un’equipe di scienziati nel 2013 ha scoperto l’esistenza del Pandoravirus, il “virus gigante”. Claverie spiega che il permafrost è un ottimo conservante di microbi e virus “perché è freddo, non c’è ossigeno ed è lontano da fonti di luce” e “i virus patogeni che possono infettare gli uomini o gli animali, compresi quelli che hanno causato epidemie globali nel passato,possono conservarsi in strati antichi del permafrost”.
Nel 2014 un team guidato da Claverie ha riportato in vita due virus “giganti” che erano rimasti intrappolati nel permafrost siberiano da oltre 30.000 anni. Si trovavano appena 30 metri sottoterra nella tundra.
Una volta riportati in vita, i virus divennero subito infettivi. Per nostra fortuna, sono risultati infettivi solo tra le amebe unicellulari, ma questo studio dimostra che altri virus potrebbero risultare pericolosi anche per noi.
E ora rincariamo la dose: meno ghiaccio significa anche che la costa della Siberia risulta più accessibile dal mare e c’è più terreno da sfruttare per innumerevoli scopi, ad esempio per estrarre oro, minerali e, ovviamente, combustibili fossili. “Al momento, queste zone sono deserte e gli strati profondi del permafrost non sono toccati. Tuttavia, questi ultimi potrebbero essere esposti a operazioni di escavazione e trivellazione. Se particelle virali sono presenti in quegli strati, queste attività potrebbero causare danni imprevedibili” prevede Claverie.
Brutta storia. Ma è la storia che viviamo ora.
Ci siamo ritrovati a passeggiare indossando mascherine per proteggerci da un virus invisibile e altamente pericoloso per le nostre vite, ma la causa di una futura pandemia potrebbe generarsi non a causa di un esotico pipistrello, bensì dalla nostra irresponsabilità nei confronti del Pianeta.
Ad agosto abbiamo superato il record della temperatura mai registrata: 54,4° nella Death Valley.
Vogliamo davvero arrivare a scoprire cosa racchiude quell’enorme, ghiacciato vaso di Pandora?
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